Eppure non manca una virgola: salvo qualche espediente di traduzione più incisiva, il testo di Beckett è rispettato fino in fondo. Mancano è vero delle pagine intere, ma si è dovuto rispettare il bioritmo dei clowns: come certe farfalle, loro non vivono più di un’ora… E forse è così anche per il loro pubblico! Ma in quell’oretta, tutta la parte centrale, tutta l’essenza di uno dei più grandi testi del ‘900 riesce ad arrivare a tutti, compresi i bambini. È incredibile come, spogliata dai cliché dell’equazione assurdo=noia, la storia di Vladimiro ed Estragone si iscrive prepotentemente nel libro del “Non ci resta che Ridere”, rivelando, nello sguardo disincantato sulla vita moderna, tutta l’umanità, la poesia, la tenerezza, l’allegria di fondo intesa come incapacità di tristezza, in cui ci riconosciamo tutti, in mezzo alle difficoltà.

di Samuel Beckett

traduzione e regia di Ferruccio Merisi

Un’altra equazione che i nostri clown hanno sfatato è quella assurdo=incomprensibile. Basta un po’ di umile disponibilità al gioco e si capisce che l’assurdità è (purtroppo) non solo comprensibile, ma anche evidente, lapalissiana.  Le azioni e i comportamenti che ne scaturiscono sono tragicamente divertenti e creano per questo famoso testo una nuova e straordinaria attualità. Sarà che qualche tipo di virus era nell’aria anche quando Beckett l’ha scritto. E ridono (di comprensione elementare) anche i bambini. Sarà che anche loro negli ultimi tempi, senza troppo dirlo, hanno sofferto…

di: Samuel Beckett
con: Lucia Zaghet Vladimiro, Jacopo Pittino Estragone, Daria Sadovskaia Pozzo, Giulia Colussi Lucky
Traduzione e Regia di Ferruccio Merisi
Uno spettacolo della Compagnia Hellequin
Una produzione: Scuola Sperimentale dell’Attore/ L’Arlecchino Errante